Experior, dal verbo latino < Experior, iris, expertus sum, iri - Sperimentare, Conoscere, Mettersi alla Prova >
Il campo estivo 2014 si è tenuto a Mandanici, piccolo centro del messinese, che nasce in un'ampia vallata alle falde di Pizzo Luci, ai piedi dei Monti Peloritani. Incerta è la sua origine, si ritiene comunque sia stato fondato da coloni greci durante l'emigrazione calcidese.
In particolare ad ospitare tutta la delegazione è stata l'abbazia di San Basilio fatta erigere dal conte Ruggero il Normanno nel 1100, situata in località Badia (fraz. di Mandanici).
Il Tema del campo è stato l' "Epoca Medioevale", quale migliore ambientazione per una location che ci ha riportato indietro di quasi mille anni.
I lupetti e i raider hanno soggiornato in accantonamento nelle confortevoli stanze rimodernate, un tempo semplici celle dei monaci. Gli esploratori ed i rover, invece, hanno soggiornato in attendamento, individuando i loro sotto campi nei terreni adiacenti l’antico monastero.
La struttura medioevale dalle fattezze di un vero e proprio castello con tanto di mura di cinta ed un fossato su un lato, ricca di molti spazi e ambienti di varia grandezza, ha permesso di istituire un ampia cucina e cambusa, due sale adibite a mensa e un quartier generale utile per i breafing con al suo interno gli spazi per il magazzino, lo scout shop e l’infermeria e dove si sono svolte anche tutte le operazioni di segreteria e tesoreria.
Inoltre un ampia area all’esterno si è rivelata perfetta per allestire un ottimo fuoco di bivacco con tanto di sedute e palcoscenico ed il chiostro al centro dell’abbazia è diventato cardine di tutte le cerimonie e riunioni preliminari alle attività, nello stesso chiostro è stata eretta la struttura per l’alzabandiera.
È importante sottolineare quanto sia stato basilare per la nostra piccola realtà portare a termine con successo il campo estivo.
Durante il corso dell’anno si è lavorato duramente e tante sono state le prove che ci hanno impegnato.
Ricreare un gruppo quasi da zero, lavorando giorno dopo giorno, per trovare nuovi iscritti e ricostituire le unità, ricostruendo poco alla volta e con tanta parsimonia le liste di attrezzature e materiali, indispensabili per condurre le attività; riallacciare rapporti fondamentali con gli enti pubblici ed ecclesiastici, per poter svolgere attività sociali degne di nota; rievocare tradizioni e ricorrenze ormai quasi dimenticate disegnando un ponte tra il passato ed il futuro; trasmettere con umiltà e profonda dedizione alle nuove generazioni ciò che significa “Essere Scaut”.
Per queste e tante altre ragioni il campo estivo è stato ed è comunque nella fattispecie il più importante momento dell’anno, il banco di prova, la resa dei conti, in cui si fa il bilancio di quanto è stato fatto e si evidenzia quanto altro ancora è da farsi, in cui si raccolgono i frutti di quanto è stato seminato e si analizzano gli errori di quanto è stato mal gestito ed erroneamente interpretato.
Experior, mettersi alla prova, sperimentare per comprendere e comprendersi per lanciarsi verso nuovi orizzonti senza avere paura di osare.
Per i raider il campo è stato davvero duro, dopo due giorni di allestimento senza tregua, in cui sono state create le basi per accogliere le altre branche, sono iniziate con grande spirito di sacrificio le attività tecniche, parallelamente allo svolgimento delle imprese previste dai programmi e allo stesso tempo sono stati garantiti tutti i servizi logistici fondamentali. Una significativa prova di resistenza fisica e mentale con non pochi momenti di confronto infuocati e ricerca di dialogo e chiarezza, passando attraverso numerosi stati d’animo spesso a carattere collettivo che hanno descritto un vero e proprio percorso ad ostacoli. Tra tutti i sentimenti che sono stati evidenziati dai fatti, inequivocabilmente quello che ha caratterizzato, più di ogni altro, l’esperienza del Raid al campo è stato l’ “Unità”, …e là dove debolezze e discordia quali, l’orgoglio, il pessimismo, l’inganno, l’indolenza, la crudeltà e l’egoismo hanno manifestato il loro volto nel modo in cui si cerca di essere “gruppo”, un “legame fortissimo”, il desiderio profondo di ogni membro di non voler perdere il raro e prezioso dono che si è in ricevuto ma anche costruito con sincerità, ha preso, ogni volta, il controllo della scena ed ha rinfrancato gli animi. Un lento processo di crescita sia personale che collettiva che già oggi sta dando i suoi frutti.
I rover alla prima esperienza e con pochi mesi di attività alle spalle hanno affrontato questa prova con grande spirito di servizio e hanno dimostrato anche se ancora giovani ed inesperti di avere un grande cuore e uno stile impeccabile. In pochi giorni si sono conquistati la stima di tutti e sono diventati uno stimolo importante per la collettività. Mai una lamentela o una rimostranza, neanche un fiato, solo lavoro e sorrisi, né un accenno di cedimento né di debolezza. Rimarcano le orme di coloro che li hanno preceduti e hanno reso una leggenda la “Compagnia Voyager II” ed è su di loro che si fondano grandi aspettative per il futuro.
Gli esploratori anch’essi alla prima esperienza, in quanto membri di un reparto di recentissima fondazione, giunti al campo già monchi di una parte significativa dell’organico, per cause di forza maggiore, pur avendo sostenuto fra tutti forse il periodo più intenso di preparazione tecnica, sono crollati sotto i duri colpi della vita di campo e lo stile ed il comportamento scaut hanno lasciato spazio a numerosi litigi e momenti di tensione che hanno trasformato le loro attività più in una sequenza forzata di ammonimenti che in un occasione di perfezionamento e consolidamento di quanto appreso. Nonostante tutto, va detto che comunque, l’esperienza nella sua interezza, ha assunto un valore fondamentale sia per lo staff di reparto che ha potuto prendere coscienza della condizione reale di ogni singolo esploratore, sia perché essi stessi si sono resi conto di quanto lavoro dovrà essere fatto per colmare le numerose lacune, soprattutto caratteriali, prima di poter effettivamente dire di essere un reparto, di appartenere ad una pattuglia, di aver compreso cosa significa essere scout.
I lupetti, anch’essi quasi dimezzati da defezioni dell’ultimo momento e in corso d’opera ridimensionati ulteriormente anche dai tipici abbandoni per la nostalgia di casa, pur essendo partiti con un discreto gap negativo anche se prevedibile in questa branca, hanno invece riscontrato un crescendo di qualità, giorno per giorno, che li ha visti consolidare in dirittura d’arrivo un discreto livello di stile e comportamento. Un ulteriore prova di crescita è stato vedere un cucciolo pronunciare la promessa (l’unica in tutto il campo) ed entrare di diritto nel branco come nuova colonna portante di un’unità troppo giovane, per definirsi strutturata, ed ancora in cerca della sua propria identità. Nel branco, con buone probabilità nel nuovo anno, si registreranno i cambiamenti più significativi, dopo gli alti e bassi ed il valore medio qualitativo discontinuo, riscontrato nell’anno passato. Sarà l’unità su cui si fonderanno i maggiori sforzi a favore della “espansione” essendo la più numerosa e ricettiva, vivaio fondamentale per le prospettive di crescita futura.
Il campo estivo ha dato i suoi frutti, e mettersi alla prova ci ha permesso di vedere meglio di che pasta siamo fatti…un nuovo anno a breve comincerà e si lavorerà, facendo tesoro delle esperienze fatte, per migliorarsi e crescere.
Ognuno di noi, …grande o piccolo che sia, …darà il suo meglio per realizzare gli obiettivi preposti …e con umiltà e dedizione si prepareranno gli animi e le capacità ad affrontare le nuove sfide, …nessuno verrà lasciato indietro …a meno che non sia stata una sua scelta consapevole …e con lealtà e sacrificio, …verso nuovi orizzonti…, si spingerà più lontano …e si innalzerà più in lato, …la “Causa”…, …uniti nel coraggio di osare.
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